Oltre la depressione post partum
Temi da approfondire per chi lavora in ambito perinatale
CONVEGNO ONLINE | 30 ECM
ABSTRACT
Ian Brockington padre della psicopatologia perinatale afferma che la gravidanza ed il puerperio, dal punto di vista della medicina psicologica, rappresentano gli eventi più complessi dell’esperienza umana. Se per alcune donne la maternità rappresenta un evento gioioso, per altre che hanno una storia di vita complessa o più vulnerabili perché soffrono di patologie psichiatriche, la maternità può rappresentare una difficile e sofferente sfida. Per questo gli operatori che lavorano in ambito perinatale hanno il compito preventivo di identificare queste donne a rischio e, psichiatri e psicologi perinatali hanno il dovere di diagnosticare e seguire le donne con percorsi personalizzati di psicoterapia e, se necessario di farmacoterapia.
In questo periodo l’interesse per il perinatale si è ampliato ma gli operatori troppo spesso si concentrano sugli aspetti fisiologici o al più sulla depressione post partum. Questo evento ha lo scopo di fare luce su alcune aree del perinatale che, chi lavora in questo settore non può non approfondire.
PROGRAMMA
Valeria Brenna, "La Tocofobia"
Anna Maria Cattaneo, "Depressione in gravidanza"
Arianna Di Florio, "Ormoni e Salute Mentale nella donna"
Lorella Faraoni, "Farmaci in gravidanza e allattamento"
Paolo Antonelli, "La genitorialità LGBT+ nel periodo perinatale: fenomenologia e clinica"
Enrica Beringheli, "La gravidanza protegge dalla violenza domestica? Violenza intrafamigliare e altri stress psicosociali in gravidanza e nel post partum"
Laura Palagini, "Il sonno in epoca perinatale"
Valeria Brenna, "La psicoterapia in gravidanza e post partum"
Alessandra Devoto, "Sviluppo e "cura" del sonno del bambino nel primo anno di vita"
Alessandra Bramante, "Strumenti di valutazione del rischio di infanticidio/figlicidio"
Chiara Ionio, "Dal parto traumatico al PTSD post partum: fattori di rischio, assessment e impatto sulla relazione con il bambino"
Rosario Montirosso, "Il corpo viene prima. Tra intercorporeità e intersoggettività nella relazione precoce madre-bambino"
Susanna Banti, "Depressione perinatale paterna"
Mauro Mauri, "L’ ansia nel periodo perinatale"
Alessandra Bramante, "Il suicidio materno"
Perché dobbiamo parlare di farmaci in gravidanza e allattamento? Il diritto alla salute è sancito nella nostra costituzione, ma molto spesso una donna viene messa nelle condizioni di dover scegliere tra la propria salute e “l’essere madre”. Questo si traduce in due atteggiamenti diversi da parte del sanitario, in gravidanza si tende a sospendere le terapie mettendo al primo posto la salute del concepito rispetto a quella della madre, in allattamento viceversa alla donna viene suggerito di non allattare per potersi curare, non considerando le ripercussioni sulla salute di mamma e bambino dell’utilizzo dei sostituti del latte materno.
La decisione di trattare una patologia prevende sempre la valutazione del rischio/beneficio del farmaco. Quando abbiamo a che fare con la diade mamma/bambino il nostro ragionamento si complica e quindi abbiamo la necessità di reperire informazioni aggiornate e coerenti sull’utilizzo dei farmaci. Purtroppo, i foglietti illustrativi alla voce gravidanza e allattamento molto spesso non sono di aiuto infatti riportano diciture non sempre aggiornate, contradditorie e non coerenti con i dati di farmacocinetica. Dal 2002 è attivo presso il Centro Antiveleni di Bergamo, un servizio di informazione sull’uso di farmaci in gravidanza e allattamento, avente come mission principale quella di dare informazioni indipendenti sull’uso di farmaci in gravidanza e allattamento, basate sulla letteratura scientifica più accreditata.
Il periodo perinatale si caratterizza per essere ricco di grandi gioie e scoperte, ma al contempo complesso e articolato, ancora di più quando si tratta di genitorialità LGBT+; il presente contributo cercherà di far luce sulle principali dinamiche e problematiche che contraddistinguono la gravidanza e il post partum di questa specifica e variegata popolazione.
Un mito diffuso è che la gravidanza risulti in qualche modo protettiva nei confronti della violenza e dei maltrattamenti. Purtroppo la violenza non risparmia la donna neppure durante questa fase della vita, anzi può incominciare ad inasprirsi proprio in questo periodo (Amann Gainotti & Schiavulli, 2008). La gravidanza, pertanto, è stata riconosciuta come uno dei periodi più ad alto rischio per l’Intimate Partner Violence (Holden, 2003).
Anche l’ esperienza del parto, oggi, è considerata una condizione potenzialmente traumatica non solo se associata ad eventi oggettivamente traumatici ma anche in quanto emotivamente attraversata da una forte carica di stress, dal timore del dolore fisico e da preoccupazioni per il nascituro (Di Blasio, Ionio, & Confalonieri, 2009; Garthus-Niegel, von Soest, Vollrath, & Eberhard-Gran, 2013). Numerosi studi hanno messo in luce anche gli effetti secondari dei vissuti traumatici materni sullo sviluppo del feto e sulla salute psicofisica del bambino. Inoltre, le donne che subiscono violenza in gravidanza hanno una probabilità nove volte più alta di sviluppare disturbi d’ansia, di subire ricoveri per problemi di salute mentale, primi tra tutti stati depressivi (Bailey 2010). Una “gravidanza violenta" deve essere considerata una «gravidanza a rischio» per la madre ed il bambino.
I professionisti che assistono le donne in gravidanza e nel post partum devono saper riconoscere sintomi e segni riconducibili a episodi di violenza subita.
Il sonno dopo la nascita di un neonato desta al contempo interesse e preoccupazione nei neogenitori. I frequenti periodi di veglia notturna dei neonati e la conseguente deprivazione di sonno di chi li deve allattare e accudire rappresentano una sfida impegnativa per tutti i genitori.
Fare conoscere meglio il funzionamento del sonno dei bambini nei primi mesi può essere di notevole aiuto per i genitori perché permette loro di adottare delle pratiche di “cura” utili a stabilizzarlo e a renderlo di migliore qualità in accordo al suo naturale sviluppo caratterizzato da notevoli cambiamenti nel primo anno di vita. Verranno quindi indicati i principi e le strategie da suggerire ai genitori per impostare un “buon sonno” nel bambino piccolo secondo le conoscenze scientifiche attuali. Saranno anche illustrati i principi e le tecniche comportamentali consone per “curare” un eventuale problema di insonnia che si conclami nel bambino piccolo. A tale scopo verrà presentato anche un esempio di intervento su un caso clinico.
Il momento del parto può essere vissuto dalle donne come un evento psicologicamente traumatico, e spesso questa percezione può portare allo sviluppo di una sintomatologia post-traumatica che, tuttavia, ancora oggi viene poco attenzionata ed esplorata, anche per mancanza di strumenti adeguati nel farlo. In questo intervento cercheremo di comprendere i fattori di rischio e di protezione che possono portare le donne a vivere il parto come traumatico, tratteggiarne la prevalenza del trauma da parto, l'eziologia e le differenze nella presentazione dei sintomi del PTSD legato al parto e come questa sintomatologia possa andare ad impattare sulla qualità della relazione mamma-bambino. Verrà inoltre presentato un nuovo strumento pensato per l’assesment del PTSD post partum in accordo con il DSM-IV.
La depressione perinatale (DPP) viene definita come un episodio di Depressione Maggiore non psicotico che si manifesta fino ad un anno di vita del bambino. E’ frequentemente descritta nelle madri, ma può manifestarsi anche nei padri: in accordo ad una recente metanalisi, la prevalenza mondiale della DPP è dell’8,75% nel I anno postpartum (Fao et al, 2020) con una maggiore rappresentazione del fenomeno tra il III ed il VI mese postpartum (25,6%) (Pulson and Bazemore, 2010). Non vi sono dei criteri stabiliti per diagnosticare la DPP, anche per la mancanza di adeguati strumenti di indagine che tengano conto delle differenze di genere.
I fattori che influenzano la DPP possono essere classificati in:
- paterni: disoccupazione, scarso supporto sociale, eventi di vita negativi, stress percepito, difficoltà finanziarie, storia di patologia mentale;
- materni: parità e depressione postpartum materna;
- familiari: bassa soddisfazione coniugale. La DPP può associarsi ad ansia e può influenzare negativamente il padre, la relazione di coppia e lo sviluppo del bambino. Il trattamento include psicoterapia e farmacoterapia.
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