Alla ricerca di Sé: L'Adolescenza tra Ombre, Vuoto e Scoperte

La qualità della sofferenza odierna degli adolescenti ha spesso a che fare con il vuoto identitario, si accompagna a disorganizzazione emotiva e a una vasta gamma di sintomi in cui dominano i comportamenti autolesivi. Gli attacchi al sé riguardano il corpo ma anche il pensiero e sempre più spesso gli adolescenti sofferenti sviluppano sintomi difensivi di natura dissociativa.

Nell’intervento verrà presentata una riflessione teorica e clinica sulle nuove forme depressive in adolescenza e verranno offerte linee guida per l’intervento clinico con i ragazzi e i loro genitori.

La dimensione narcisistica che attraversa il nostro contesto sociale richiede performance, autonomia, indipendenza, ricerca del successo, mentre non c’è spazio per la crisi, per l’insicurezza, per il fallimento. Quel che ne risulta è che per molti adolescenti il percorso evolutivo appare troppo difficile, il senso della vergogna sociale troppo angoscioso: Compaiono così gli aspetti violenti e drammatici del narcisismo, quelli nei quali prende corpo in alcuni giovani, l’idea che la vita non meriti di essere vissuta e che, anzi, sia meglio farla finita il più presto possibile.  

Stando ai dati relativi all’abbandono scolastico negli anni della scuola superiore, il rapporto tra adolescenti e scuola si presenta particolarmente difficile. Si tratta di un aspetto che merita tutta la nostra attenzione, specie se consideriamo che l’adolescenza, più ancora dell’infanzia, viene oggi vista come uno snodo evolutivo centrale per il futuro benessere della persona. L’istituzione scolastica sembra faticare ad intercettare i bisogni evolutivi degli adolescenti e a fornire loro una risposta formativa ed educativa efficace: appare attraversare una profonda crisi, che determina quote importanti di sofferenza per tutti coloro che, sebbene con ruoli differenti, la vivono e la abitano. Uno degli aspetti più evidenti riguarda la crescente fatica di studenti e genitori a tollerare, elaborare, superare i fallimenti e gli insuccessi –parte ineludibile del percorso scolastico- senza che questi diventino motivo di scoramento, ritiro, abbandono oppure attacco vendicativo e squalifica. L’intervento esplorerà dunque il ruolo dell’esperienza scolastica in varie fasi della crescita, concentrandosi in particolare sull’adolescenza come età rivolta alla costruzione dell’identità sociale e della definizione del proprio progetto futuro. Toccherà alcuni aspetti di particolare attualità, come il ruolo delle tecnologie nel rapporto dei ragazzi con l’apprendimento e la scuola. Proporrà alcune riflessioni sul ruolo dell’adulto che accompagna la crescita dei ragazzi, in particolare nell’area dell’apprendimento, alla ricerca di possibili linee guida che rispondano alle esigenze evolutive degli adolescenti di oggi, pieni di risorse anche se a volte in profonda difficoltà.

Cosa vuol dire essere adolescente oggi? Quali le principali sfide di questi anni? Un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti a livello fisico, emotivo e sociale ma non solo. Approfondiremo le trasformazioni cerebrali che influenzano lo sviluppo cognitivo e comportamentale, e come queste si riflettano nei rapporti con il corpo e il gruppo dei pari. Affronteremo il delicato tema delle dipendenze, dalle sostanze alle nuove tecnologie, analizzando i fattori che rendono gli adolescenti particolarmente vulnerabili e discutendo strategie di prevenzione e sostegno. Un’occasione per comprendere meglio un’età di transizione ricca di potenzialità e complessità.

Il corpo può essere considerato da sempre il teatro dell’espressione di sé, mediante agiti, sessualità, cambiamenti. L’adolescente, ancora di più, vive questo come la possibilità di raccontarsi e narrarsi al mondo. Vero è, però, che il corpo adolescenziale è un corpo che cambia, va incontro a lutti rispetto a una dimensione più infantile e non si riconosce ancora in quello dell’adulto. A questo, devono fronteggiare anche i genitori, con le proprie difficoltà nel cambiamento del ruolo e l’accettazione di un nuovo scenario. Corpo e identità vanno dunque di pari passo e l’adolescenza incarna uno dei momenti più complessi per l’individuo anche per questo. Dall’altra parte, tuttavia, è anche il corpo che si nutre delle proprie scoperte, limiti, piaceri e opportunità, tenendo di conto anche della costruzione, dunque, identitaria, sociale, culturale e delle aspettative di riferimento. In questa sezione del corso affronteremo tutte queste tematiche, sempre più attuali, ponendo in comunicazione l’adolescenza con il corpo e la sessualità, volti alla costruzione di sé.

Il corpo è la parte esterna e visibile del Sé, ed è il canale espressivo privilegiato per gli adolescenti, che lo utilizzano come un biglietto da visita per presentare con immediatezza gli elementi  imprescindibili della propria identità. Attualmente però, pochi ragazzi indossano il proprio corpo con leggerezza: la maggior parte di essi si impegna a fondo per rifinirne e perfezionarne l’immagine, sia concreta che virtuale, lasciando poco spazio alla sua “naturalità“. Il modellamento delle forme e delle proporzioni corporee, gli allenamenti mirati a definire ogni singolo fascio muscolare, l’attenzione alla cosmesi, alla depilazione e alla profumazione della pelle, la cura scultorea delle unghie e lo studio dedicato alla simbologia dei tatuaggi sono tutte pratiche oggi molto diffuse, che non riguardano solo gli adolescenti ma che li vedono protagonisti. In esse, sembra trovare espressione un bisogno di appropriazione del corpo che passa principalmente attraverso la disciplina e il controllo dei suoi aspetti istintuali.  

In questo contesto, non è facile tracciare una netta linea di demarcazione tra atteggiamenti estremi ma pur sempre riconducibili a mode e tendenze del momento, e il possibile esordio di una condotta rivelatrice di un profondo disagio personale. Oggi più che mai, i disturbi dell’alimentazione esprimono, attraverso una sfaccettata varietà di comportamenti sintomatici, gli apici di una condotta che non si presenta propriamente come deviante dalla norma quanto piuttosto come l’estremizzazione disfunzionale di uno stile di vita oggi predominante.  

Non è quindi tanto nell’espressione comportamentale, quanto in aspetti più profondi della personalità, della qualità dei legami, dell’investimento sul proprio Sè e sulle relazioni che vanno ricercati gli elementi che permettono di riconoscere e inquadrare le nuove forme di disturbi alimentare e di attacco al corpo.  

Nel seminario verrà presentata una riflessione sul rapporto degli attuali adolescenti con il proprio corpo, con l’obiettivo di fornire strumenti utili a discriminare tra le “nuove normalità” e  nuove patologie, al fine di migliorare la capacità di intervenire nel campo della prevenzione e della presa in carico del disagio adolescenziale. 

Le teorie neuroscientifiche che si occupano di sviluppo e degli effetti di esperienze precoci sfavorevoli, ci raccontano quello che, chi si occupa di terapia, ha da sempre osservato nella clinica. Nasciamo con un’innata predisposizione a metterci in sintonia con gli altri, trovando in questo incontro un senso di appartenenza. Il caregiver dunque non si limita a rispecchiare lo stato del figlio, piuttosto crea un contesto di risonanza intersoggettiva, amplificando e elaborando il mondo interno del bambino e assumendo una funzione regolativa. 

Che cosa accade quando un bambino sperimenta un’ esperienza precoce nella quale non trova tale risonanza nella relazione con l’altro. Che tracce lascia tale discontinuità? Tracce in qualche modo “invisibili”, ma potenti in quanto scritte, oltre che nei ricordi, nella memoria corporea implicita, che non ha parole, un “passato attivo e silenzioso” (Daniel Stern “Il momento presente”2007). Indizi di un passato che non può essere ricordato, se non attraverso il corpo, ma che necessita di essere ri-cosciuto ed elaborato, trovando narrazioni possibili. Una narrazione viva, che come lo scorrere di un fiume, trova e ri-trova un modo per essere significata, a seconda delle fasi della vita.  

Oggi sappiamo che l’adolescenza assume nello sviluppo la valenza di un nuovo periodo sensibile, critico, in cui ciò che è avvenuto nel passato si riattiva, creando forti turbolenze, ma dando anche la possibilità di nuove e fondamentali rielaborazioni. Proprio per questo, forse, l’adolescenza adottiva si presenta come un periodo complesso, difficile da affrontare sia per i ragazzi che per i genitori, ma nel contempo un occasione per rinegoziare con un passato le cui tracce sono potenti e dolorose. La dott.ssa Vettori proverà, attraverso un viaggio tra clinica e ricerca, a trattare queste tematiche così affascinanti e fondamentali in particolare nel lavoro con le famiglie adottive.

L’attività clinica con gli adolescenti necessita di un setting che permetta di raggiungere il ragazzo/a “là dove si trova” e di considerare la sua sofferenza, le sue fragilità e le risorse a sua disposizione. Non sempre la stanza di consultazione o di psicoterapia costituisce una risorsa sufficiente o accessibile per l’adolescente. Il laboratorio, secondo il modello sviluppato dall’Istituto Minotauro – Le Officine del Minotauro, propone all’adolescente un Fare al supporto del pensiero, della scoperta di Sé e dello sviluppo di competenze. In questo modo l’esperienza laboratoriale promuove la crescita e dunque favorisce la ripresa evolutiva. Il laboratorio, individuale o di gruppo, si è rivelato essere uno strumento efficace nella cura di adolescenti in crisi, nelle prese in carico multi-professionali e negli interventi di prevenzione.

L’autolesionismo è un fenomeno che negli ultimi decenni ha assunto dimensioni preoccupanti, sia per il suo dilagare all’interno della popolazione adolescente, ben oltre i confini delle categorie psicopatologiche a cui tradizionalmente era associato; sia per la precocizzazione delle sue manifestazioni - l’OMS (2018), colloca l’età d'esordio tra i 12 e i 14 anni-, sia per il fatto che raramente si presenti in maniera isolata, più spesso gli agiti autolesivi si accompagnano ad altre forme sintomatiche e comportamentali di attacchi al corpo. L’esordio nella prima adolescenza e la sua diffusione soprattutto tra le femmine, pone il bisogno di studiare la specificità degli agiti autolesivi in riferimento alla fase di vita in cui fanno la loro comparsa e ai possibili significati simbolici sottostanti ad un comportamento altrimenti difficile da decifrare. La centralità dei processi di mentalizzazione del corpo, l’importanza che assume in relazione alla costruzione identitaria e all’avvio della separazione dalle figure genitoriali interne, che fisiologicamente caratterizzano questa fase evolutiva, sembrano complicati, se non messi duramente alla prova, dal contesto socio culturale contemporaneo. In particolare le novità introdotta dal tema del virtuale, inteso sia come risorsa sia come possibile fattore di rischio, ma anche la rapidità e la complessità delle trasformazioni in atto, così come l’importanza assunta, nella nostra società, dal tema del corpo e dell’immagine, contribuiscono alle riflessioni sul significato assunto dai comportamenti autolesivi in adolescenza. La portata del sintomo sul contesto relazionale è particolarmente significativa, non solo per le possibili reazioni e risposte degli adulti, in famiglia e a scuola, ma anche all’interno delle relazioni con i pari: le dinamiche innescate riprendono i temi dell’urgenza, della segretezza, del controllo e dell’impotenza. Cercare di dare lettura e significato all’agito autolesivo è il primo passo per provare a restituire parola alla sofferenza e ai conflitti che hanno messo in scacco la crescita.